Capitolo 13 Le quinqueremi da guerra della flotta di Lerok solcavano il mare calmo. Essendo cessato il vento, ora, le grandi vele rettangolari non ne erano più gonfiate ed i marinai si erano disposti ai remi, in modo da mantenere una buona andatura. Le centocinquanta imbarcazioni su cui erano trasportati i soldati della guarnigione erano seguite da più di quattrocento navi da trasporto, sulle quali Imer aveva fatto potare provviste in abbondanza ed 54 armi d’assedio come catapulte, baliste e scorpioni. Dopo quattro giorni di navigazione, finalmente, erano giunte alla Foce del Fiume della Fertilità e poche ore ancora le separavano da Drea. I militari erano intenti a rifocillarsi e sedevano sparsi sui ponti delle navi, in un atmosfera rilassata, sebbene la consapevolezza di essere vicini alla città iniziasse già ad infondere in loro una certa agitazione. Imer era in piedi sulla prua della nave ammiraglia, appoggiato al parapetto, con accanto Barsan. I due scrutavano la costa poco
Capitolo 1 Imer era silenzioso, assorto nei suoi pensieri. Cercava di celare ai servitori che lo aiutavano ad indossare l’armatura la tensione che si era impadronita del suo animo. Era restio a parlare e accennava solo lievemente con il capo alle parole che gli erano rivolte. Quando ebbe indossato un mantello di seta rosso e assicurato alla cinta la spada dall’elsa lavorata, si avvicinò ad un alto ripiano di marmo e prese l’elmo, poi uscì dal suo appartamento e discese le scale del palazzo imperiale. Giunse infine, seguito dai suoi generali, su di un ampia terrazza sorretta da un imponente colonnato , ai cui lati si innalzavano le meravigliose statue di un guerriero e di una donna. Guardò davanti a se, in direzione della grande Piazza di Lerok , in cui si erano schierati ordinatamente i soldati i cui scudi e armamenti rilucevano arroventati dal sole della tarda mattinata. Imer li osservò con un espressione seria e preoccupata; avrebbe voluto guardare negli occhi ogni suo singolo
Un vento temporalesco soffiava sui prati ricoperti di brina, increspando le acque del lago. Il cielo era plumbeo ed il silenzio regnava in quel paesaggio irreale. La natura, quieta nel suo continuo fluire, sembrava essersi congelata in un unico terribile istante che rimaneva impresso nella mente e che si presentava, ora, davanti agli occhi del pastore. Migliaia di corpi giacevano su quello che doveva essere stato il teatro di una battaglia feroce, altri galleggiavano nelle acque del lago, e venivano trasportati verso le rive sassose e tinte di sangue, dove già molti erano approdati; le membra gonfie e violacee, i visi contratti in espressioni di sofferenza e paura. Indossavano tuniche rosse e cotte di maglia. Alcuni avevano ancora l’elmo di bronzo sulla testa ed altri, quelli caduti sul campo, giacevano accanto alle proprie armi; gladi, spade corte ed appuntite e giavellotti. Grossi scudi rettangolari erano sparsi sul terreno, alcuni infranti da colpi violenti, quasi frantumati. Questo
C’è un momento che ricordo di tutti i viaggi, ed è un momento di passaggio. Il momento in cui sali sul taxi. Si perché , Finché uno è sull’aereo si sente in viaggio ma sta ancora a casa, ovvero, non si è ancora immerso nella novità del posto che va a visitare. È pieno di aspettative, legge la guida, spia la città dal finestrino dell’aereo. Ma finché non scende a terra non la scopre, è come vederla in tv. È una cosa possibile che si sa che esiste ma non ci riguarda. Quando scendi in aeroporto sei ancora sospeso tra le due realtà, quella a cui appartieni è quella che devi scoprire. Quando tornerai, dopo un weekend, una settimana o un mese, Londra, New York, Miami, Istanbul…saranno parte di te, dei tuoi ricordi e della tua vita. Sarai anche una persona diversa dopo aver assorbito quel pezzo di mondo in più e di solito migliore. Questa è la bellezza dei viaggi. E fa impressione pensare che in una vita non vedrai tutto, non andrai ovunque e pur viaggiando tanto vedrai solo una piccola parte
Kyester. Capitolo 3, Il Consiglio di Lerok by Jul3sRyan, literature
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Kyester. Capitolo 3, Il Consiglio di Lerok
I generali aspettavano l’arrivo di Imer seduti ad un grande tavolo di legno, su cui avevano disposto una grande mappa dell’Impero. disse uno dei quattro uomini alzandosi e colpendosi il petto con un pugno chiuso, gli altri fecero altrettanto. Imer li scrutò uno ad uno, visibilmente alterato, poi si soffermò con lo sguardo su Beligor, il terzo generale , comandante della fanteria di Lerok. > disse con voce alterata Imer: I generali restarono in piedi ad ascoltarlo, perplessi. A quel punto Beligor capì che Imer si stava rivolgendo a lui, così, subito fece per dare la sua spiegazione ma l’Imperatore lo zittì con un cenno della mano.
Kyester. Capitolo 2, Imer by Jul3sRyan, literature
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Kyester. Capitolo 2, Imer
Imer era silenzioso, assorto nei suoi pensieri. Cercava di celare ai servitori che lo aiutavano ad indossare l’armatura la tensione che si era impadronita del suo animo. Era restio a parlare e accennava solo lievemente con il capo alle parole che gli erano rivolte. Quando ebbe indossato un mantello di seta rosso e assicurato alla cinta la spada dall’elsa lavorata, si avvicinò ad un alto ripiano di marmo e prese l’elmo, poi uscì dal suo appartamento e discese le scale del palazzo imperiale. Giunse infine, seguito dai suoi generali, su di un ampia terrazza sorretta da un imponente colonnato , ai cui lati si innalzavano le meravigliose statue di un guerriero e di una donna. Guardò davanti a se, in direzione della grande Piazza di Lerok , in cui si erano schierati ordinatamente i soldati i cui scudi e armamenti rilucevano arroventati dal sole della tarda mattinata. Imer li osservò con un espressione seria e preoccupata; avrebbe voluto guardare negli occhi ogni suo singolo soldato per
Kyester. Capitolo 1, La vedetta by Jul3sRyan, literature
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Kyester. Capitolo 1, La vedetta
Lash Mattino D’Inverno si svegliò da un sonno angoscioso e poco riposante. Il cielo mattutino era cupo e grosse nuvole cariche di pioggia giungevano dal mare agitato, portate da un vento freddo. Il comandante si alzò e si guardò intorno: i suoi uomini riposavano ancora nell’accampamento stanziato alle pendici delle montagne di Mantoperso, brulle e sassose. Li l’altopiano scendeva imponente fino a pochi metri dal mare, lasciando percorribile via terra solo una sottile striscia di sabbia bianca che veniva chiamata: “Il Passo dei Pescatori”. Quella strettoia naturale era l’unica via attraverso la quale si poteva giungere dal Golfo di Sinfal e dalla Foresta di Hentill fino ai Villaggi Gemelli di Xart. Costituiva da sempre un’importante via commerciale, percorsa dai carri dei pescatori del Mare delle Nebbie, che si recavano ogni mese ad Hentill per vendere la loro mercanzia, e in quei giorni bui rappresentava l’unica zona difendibile dagli Askangor da parte delle compagnie di Lash. Da
Capitolo 13 Le quinqueremi da guerra della flotta di Lerok solcavano il mare calmo. Essendo cessato il vento, ora, le grandi vele rettangolari non ne erano più gonfiate ed i marinai si erano disposti ai remi, in modo da mantenere una buona andatura. Le centocinquanta imbarcazioni su cui erano trasportati i soldati della guarnigione erano seguite da più di quattrocento navi da trasporto, sulle quali Imer aveva fatto potare provviste in abbondanza ed 54 armi d’assedio come catapulte, baliste e scorpioni. Dopo quattro giorni di navigazione, finalmente, erano giunte alla Foce del Fiume della Fertilità e poche ore ancora le separavano da Drea. I militari erano intenti a rifocillarsi e sedevano sparsi sui ponti delle navi, in un atmosfera rilassata, sebbene la consapevolezza di essere vicini alla città iniziasse già ad infondere in loro una certa agitazione. Imer era in piedi sulla prua della nave ammiraglia, appoggiato al parapetto, con accanto Barsan. I due scrutavano la costa poco
Capitolo 1 Imer era silenzioso, assorto nei suoi pensieri. Cercava di celare ai servitori che lo aiutavano ad indossare l’armatura la tensione che si era impadronita del suo animo. Era restio a parlare e accennava solo lievemente con il capo alle parole che gli erano rivolte. Quando ebbe indossato un mantello di seta rosso e assicurato alla cinta la spada dall’elsa lavorata, si avvicinò ad un alto ripiano di marmo e prese l’elmo, poi uscì dal suo appartamento e discese le scale del palazzo imperiale. Giunse infine, seguito dai suoi generali, su di un ampia terrazza sorretta da un imponente colonnato , ai cui lati si innalzavano le meravigliose statue di un guerriero e di una donna. Guardò davanti a se, in direzione della grande Piazza di Lerok , in cui si erano schierati ordinatamente i soldati i cui scudi e armamenti rilucevano arroventati dal sole della tarda mattinata. Imer li osservò con un espressione seria e preoccupata; avrebbe voluto guardare negli occhi ogni suo singolo
Un vento temporalesco soffiava sui prati ricoperti di brina, increspando le acque del lago. Il cielo era plumbeo ed il silenzio regnava in quel paesaggio irreale. La natura, quieta nel suo continuo fluire, sembrava essersi congelata in un unico terribile istante che rimaneva impresso nella mente e che si presentava, ora, davanti agli occhi del pastore. Migliaia di corpi giacevano su quello che doveva essere stato il teatro di una battaglia feroce, altri galleggiavano nelle acque del lago, e venivano trasportati verso le rive sassose e tinte di sangue, dove già molti erano approdati; le membra gonfie e violacee, i visi contratti in espressioni di sofferenza e paura. Indossavano tuniche rosse e cotte di maglia. Alcuni avevano ancora l’elmo di bronzo sulla testa ed altri, quelli caduti sul campo, giacevano accanto alle proprie armi; gladi, spade corte ed appuntite e giavellotti. Grossi scudi rettangolari erano sparsi sul terreno, alcuni infranti da colpi violenti, quasi frantumati. Questo
C’è un momento che ricordo di tutti i viaggi, ed è un momento di passaggio. Il momento in cui sali sul taxi. Si perché , Finché uno è sull’aereo si sente in viaggio ma sta ancora a casa, ovvero, non si è ancora immerso nella novità del posto che va a visitare. È pieno di aspettative, legge la guida, spia la città dal finestrino dell’aereo. Ma finché non scende a terra non la scopre, è come vederla in tv. È una cosa possibile che si sa che esiste ma non ci riguarda. Quando scendi in aeroporto sei ancora sospeso tra le due realtà, quella a cui appartieni è quella che devi scoprire. Quando tornerai, dopo un weekend, una settimana o un mese, Londra, New York, Miami, Istanbul…saranno parte di te, dei tuoi ricordi e della tua vita. Sarai anche una persona diversa dopo aver assorbito quel pezzo di mondo in più e di solito migliore. Questa è la bellezza dei viaggi. E fa impressione pensare che in una vita non vedrai tutto, non andrai ovunque e pur viaggiando tanto vedrai solo una piccola parte
Kyester. Capitolo 3, Il Consiglio di Lerok by Jul3sRyan, literature
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Kyester. Capitolo 3, Il Consiglio di Lerok
I generali aspettavano l’arrivo di Imer seduti ad un grande tavolo di legno, su cui avevano disposto una grande mappa dell’Impero. disse uno dei quattro uomini alzandosi e colpendosi il petto con un pugno chiuso, gli altri fecero altrettanto. Imer li scrutò uno ad uno, visibilmente alterato, poi si soffermò con lo sguardo su Beligor, il terzo generale , comandante della fanteria di Lerok. > disse con voce alterata Imer: I generali restarono in piedi ad ascoltarlo, perplessi. A quel punto Beligor capì che Imer si stava rivolgendo a lui, così, subito fece per dare la sua spiegazione ma l’Imperatore lo zittì con un cenno della mano.
Kyester. Capitolo 2, Imer by Jul3sRyan, literature
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Kyester. Capitolo 2, Imer
Imer era silenzioso, assorto nei suoi pensieri. Cercava di celare ai servitori che lo aiutavano ad indossare l’armatura la tensione che si era impadronita del suo animo. Era restio a parlare e accennava solo lievemente con il capo alle parole che gli erano rivolte. Quando ebbe indossato un mantello di seta rosso e assicurato alla cinta la spada dall’elsa lavorata, si avvicinò ad un alto ripiano di marmo e prese l’elmo, poi uscì dal suo appartamento e discese le scale del palazzo imperiale. Giunse infine, seguito dai suoi generali, su di un ampia terrazza sorretta da un imponente colonnato , ai cui lati si innalzavano le meravigliose statue di un guerriero e di una donna. Guardò davanti a se, in direzione della grande Piazza di Lerok , in cui si erano schierati ordinatamente i soldati i cui scudi e armamenti rilucevano arroventati dal sole della tarda mattinata. Imer li osservò con un espressione seria e preoccupata; avrebbe voluto guardare negli occhi ogni suo singolo soldato per
Kyester. Capitolo 1, La vedetta by Jul3sRyan, literature
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Kyester. Capitolo 1, La vedetta
Lash Mattino D’Inverno si svegliò da un sonno angoscioso e poco riposante. Il cielo mattutino era cupo e grosse nuvole cariche di pioggia giungevano dal mare agitato, portate da un vento freddo. Il comandante si alzò e si guardò intorno: i suoi uomini riposavano ancora nell’accampamento stanziato alle pendici delle montagne di Mantoperso, brulle e sassose. Li l’altopiano scendeva imponente fino a pochi metri dal mare, lasciando percorribile via terra solo una sottile striscia di sabbia bianca che veniva chiamata: “Il Passo dei Pescatori”. Quella strettoia naturale era l’unica via attraverso la quale si poteva giungere dal Golfo di Sinfal e dalla Foresta di Hentill fino ai Villaggi Gemelli di Xart. Costituiva da sempre un’importante via commerciale, percorsa dai carri dei pescatori del Mare delle Nebbie, che si recavano ogni mese ad Hentill per vendere la loro mercanzia, e in quei giorni bui rappresentava l’unica zona difendibile dagli Askangor da parte delle compagnie di Lash. Da
Ho deciso di condividere qui, in più capitoli, il romanzo Fantasy che ho scritto dai 16 ai 23 anni. All'interno racconti e parti di altre storie appartenenti al mondo Fantasy che condividevo con i miei amici, con i giochi D&D oppure che scrivevo semp...
Erano i pomeriggi della mia infanzia e della mia adolescenza, i momenti in cui potevo starmene da solo, nel mio mondo e, cominciavo a disegnare, a fare fumetti, a scrivere storie e racconti.
Ho condiviso questi momenti con i miei amici, ricordo l'esperienza di mesi a giocare a D&D , seduti intorno ad un tavolo per ore ad immaginare di vivere le storie che uno dei miei più cari amici ( adesso autore di un romanzo Fantasy), creava per noi. Entusiasmandoci.
E così, serenamente, sono passati gli anni, è finito il liceo classico ed è cominciata l'università.
Fino ad una certa età si pensa di poter diventare chi